Marco Pelliccioli Opere

 

Lorfano

Con la sezione La patirazza tratta dalla raccolta L'orfano (pubblicata nel 2016 nella prestigiosa collana gialla di LietoColle-pordenonelegge.it), Marco Pelliccioli ha vinto nel 2015 il primo premio ex aequo della sezione Poesia

«Una passione apertissima per il mondo esterno, per l’umana realtà circolante, nella varietà non banale del suo esprimersi, o anche solo nel suo apparire per immagini. Ed è così che si manifestano nel nuovo libro di Pelliccioli, in linea di coerenza e di sviluppo con il precedente, C’è Nunzia in cortile, svariati personaggi, nell’umiltà quotidiana e nella concretezza ruvida del loro accidentale esserci. Una realtà che Pelliccioli sa spiare con sensibile avidità, fra strade, stazioni, cortili, campi di calcio, tra “scorribande di orfani e monelli” e un campionario misto e multicolore, all’interno del quale sembra quasi crogiolarsi, coinvolto eppure esterno osservatore di una folla di volti appiattiti nelle loro comunissime storie, nella loro fisionomia dialettale, nei loro corpi normalmente “arresi”. Ma poi il testo sa aprirsi alla narrazione di vicende cupamente avventurose, avvenute nelle condizioni di viaggi estremi, nella contemporanea dinamica di migrazioni e drammatici spostamenti da località a noi sostanzialmente estranee, dall’Africa, con esiti tematici e di scrittura che muovono utilmente il quadro d’assieme, svincolandolo da una possibile maniera già acquisita.

In fin dei conti si ha l’impressione che Pelliccioli senta, più o meno oscuramente, la provvisorietà di un mondo ormai vicino a scomparire, di una realtà autentica quanto vistosamente anonima, sempre più risucchiata indietro, residuale presenza di un passato in cui sprofonda, mentre la cronaca e la storia, anche nel male, vanno muovendosi irreversibilmente altrove. Insomma, il poeta appare, da un lato, legato, affettivamente, a una realtà che va perdendosi e vuole salvarne nelle sue parole, nel suo raccontare in versi - e quanto più possibile, e ossessivamente - almeno la memoria.  Mentre da un altro lato sa cogliere e trasmetterci l’emozione di un’umanità disperata che non possiede più neppure il minimo conforto di una pur misera stabilità. L’amore e il rinnovarsi della vita spostano poi la materialità ingombrante del reale verso una dimensione di più lieve e persino tenera visione delle cose e del sentire, del sentimento. Pelliccioli lavora con lodevole cura al dettaglio i diversi suoi materiali, lo fa muovendosi nell’accortezza dello stile, nella naturalezza di una pronuncia sempre corretta e scandita da un verso elastico e dunque duttile, ma certo ben quadrato nelle sue cadenze». (dalla postfazione di Maurizio Cucchi)

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